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    La lunga “rimonta” del Tennis Femminile Italiano.

    Dieci anni sono tanti. Dieci anni di attesa, di speranze e aspettative disattese, di illusioni e delusioni. E forse anche di sentenze pronunziate con superficialità o quantomeno con eccessiva fretta.

    Un decennio interrotto con due autorevoli vittorie che hanno dato accesso ad un atto conclusivo a lungo agognato, nel ricordo di fasti di annate straordinarie e non più ripetute per troppo tempo.

    Un magnifico sogno, dunque, purtroppo non trasformatosi in realtà. Almeno per la nazionale italiana femminile di tennis. Quella canadese ha potuto invece gioire per la conquista del primo titolo mondiale della sua storia. La selezione femminile nordamericana, infatti, non era mai riuscita a far sua la massima competizione mondiale a squadre da quando aveva debuttato oramai sessant’anni orsono. C’è riuscita Domenica 12 Novembre 2023, con merito e determinazione, al cospetto di una buona Italia, ma complessivamente meno efficace di quella vista in campo contro Francia e Germania, sconfitte autorevolmente dalla compagine azzurra nei due turni precedenti.

    Difficile dire se le ragazza capitanate da Tathiana Garbin avrebbero potuto fare di più. Senz’altro ha particolarmente pesato nell’esito finale del confronto con le ragazze nordamericane, la sconfitta di una fallosa e poco incisiva Martina Trevisan al cospetto della coraggiosa Marina Stakusic, numero 258 della classifica WTA, non ancora diciannovenne, senz’altro più adatta al gioco su superficie indoor veloce rispetto alla giocatrice fiorentina, ma ancora priva dell’esperienza di quest’ultima, non solamente per motivi anagrafici. Era senz’altro più arduo il compito per Jasmine Paolini, la quale, nonostante la consueta grinta messa in campo, affidandosi alla propria arma migliore, il dritto, non è stata in grado di contrastare efficacemente una splendida Leilah Fernandez, attuale numero 20 del ranking WTA, dimostratasi complessivamente giocatrice di caratura superiore, e con ulteriori margini di miglioramento ancora raggiungibili vista la giovane età (21 anni).

    In ogni caso, al netto della sconfitta subita, la notizia più positiva e rallegrante dell’edizione 2023 della Billie Jean King Cup, appena passata in archivio, è stato senz’altro quello che potremmo definire “il ritorno” dell’Italia femminile sul palcoscenico internazionale del tennis. Gli anni intercorsi tra il ritiro di Francesca Schiavone e Flavia Pennetta, per distacco le migliore tenniste italiane di sempre, oltre a quello di una giocatrice di grandissimo talento (e fortissima doppista) quale Roberta Vinci, la non costante disponibilità nel giro della nazionale di una giocatrice potente e di grandissimo talento, ancorché estremamente discontinua, quale Camila Giorgi, e l’abbandono, dopo ben 14 anni di attività, del capitano non giocatore Corrado Barazzutti, l’uomo capace di portare le ragazze italiane a ben quattro successi (2006-2009-2010-2013) in quella che fino al 2019 si chiamava Fed Cup, oltre ad un’ulteriore finale persa (2007), hanno costituito un momento di “vuoto” sotto numerosi profili. Un “vuoto”, soprattutto, di “ricambio generazionale”.

    C’è voluto tanto tempo al nuovo capitano non giocatore, Tathiana Garbin, per costruire un nuovo gruppo; per scegliere e soprattutto far “crescere” giocatrici promettenti, ma non dotate di un talento di livello assoluto o di un livello di competitività complessiva paragonabile a quello delle atlete che le avevano precedute. Le ha seguite e incoraggiate nello sviluppo della loro carriera, accompagnato lo sviluppo tecnico e tattico delle loro capacità individuali, fino a creare una squadra coesa e unita, composta da giocatrici capaci anche di imporsi in tornei di singolare di livello WTA 125 e 250 (vedi le vittorie di Elisabetta Cocciaretto a San Louis Potosì e di Lucia Bronzetti a Rabat nel 2023, senza nulla togliere ai successi di Martina Trevisan conseguiti negli anni precedenti).

    Certamente non una compagine composta da campionesse di valore assoluto, ma certamente una base solida dalla quale far ripartire un comparto femminile che dopo essere stato per anni il vero traino del movimento tennistico italiano, in una fase storica nella quale l’ambito maschile faticava moltissimo anche soltanto a guadagnare visibilità a livello internazionale, ha avuto enormi problemi a creare continuità di rendimento per i propri risultati. Ma è con la determinazione, la ricerca costante del miglioramento e con un buon mix di capacità di “talent scouting” e di tecniche di allenamento che un movimento può tornare a sviluppare campionesse come Schiavone e Pennetta, capaci di vincere tornei del Grande Slam ed entrare nelle prime 6 posizioni della classifica mondiale.

    Tutte premesse che un’ex giocatrice esperta e intelligente come la Garbin sta cercando di sfruttare al meglio. Il merito dell’arrivo nella finale della BJK Cup, dopo 10 anni dall’ultimo atto conclusivo della competizione disputato (e vinto) è anche e soprattutto merito suo.

    Ecco perché l’annuncio, arrivato come un fulmine a ciel sereno da parte di quest’ultima, di un problema di natura oncologica (per il quale ha già subito un intervento chirurgico a Ottobre. Un intervento che sarà costretta a ripetere a breve data l’aggressività e la rarità della forma tumorale contratta), ha scioccato tutti gli appassionati italiani. La speranza è che le problematiche di salute di Tathiana possano essere risolte il prima possibile, e che esse non possano costituire un motivo di pregiudizio o rallentamento del prezioso lavoro svolto finora.

    Alla quarantaseienne “capitana” veneziana vanno i più sinceri e affettuosi auguri di pronta guarigione da parte della redazione di TennisMax.

    Massimiliano Bellanca

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