Non sono bastati la grinta, il coraggio e l’acume tattico alla giovane Qinwen Zheng per avere ragione della debordante potenza della campionessa bielorussa, la quale conquista il secondo titolo slam della sua carriera.
Il coraggio le va riconosciuto.
Qinwen Zheng ci ha provato. Ambiziosa e determinata, la giovane tennista cinese (prima giocatrice del suo paese a pervenire ad una finale di un torneo del grande Slam, a 10 anni di distanza dalla sua famosa connazionale Li Na, ex numero 2 del ranking WTA, e vincitrice proprio sui campi di Melbourne Park) ha provato a mettere in campo le sue armi migliori per onorare al meglio la prima finale slam conquistata nella sua ancor breve carriera.
Ma ciò non è bastato per aver ragione della sua avversaria. Alla fine, infatti, a prevalere è stata ancora lei: la campionessa in carica Aryna Sabalenka.
Troppa la prevalenza in termini di potenza e resa del servizio in favore della campionessa bielorussa perché potessero esservi effettivi dubbi sull’esito finale della sfida.
Nonostante i computi statistici dell’attuale classifica WTA, Sabalenka si conferma la “vera” numero uno del mondo in questa fase iniziale della stagione, e su questa superficie, con buona pace di Iga Swiatek, eliminata prematuramente al terzo turno.
La tennista di Minsk ha concluso la sua marcia trionfale australiana senza perdere nemmeno un set in sette partite.
Con un gioco basato sull’efficacia del servizio (con il quale anche nei momenti più delicati del match ha rintuzzato numerose palle break in favore della cinese) e sulla continua pressione da fondocampo, la venticinquenne bielorussa è oggi l’atleta che più ricorda nel circuito tennistico femminile lo stile di gioco della grandissima Serena Williams.
Lo svolgimento della partita è stato sostanzialmente senza storia.
Nel primo set, a Sabalenka basta un break conseguito al secondo gioco, e difeso nel game successivo annullando ben tre palle consecutive del contro-break, per chiudere il parziale in proprio favore con il punteggio di 6 giochi a 3.
Investita dalla maggiore potenza da fondocampo dei colpi della numero due del mondo (soprattutto con il dritto) , la Zheng riesce solo raramente a prevalere da fondo grazie alle proprie capacità di cambio di ritmo, piazzamento dei colpi e di contropiede, ma non è sufficiente a contrastare un’avversaria attualmente di caratura superiore quale la tennista bielorussa.
Nel secondo set la supremazia della numero due del mondo si fa ancor più accentuata, e si concretizza in due break, conquistati nel primo e nel quinto game, che consentono alla bielorussa di andare a servire per il match. Con un impeto di grande orgoglio Zheng prova a reagire fino all’ultimo, annullando quattro match point (dei quali tre consecutivi), e procurandosi una palla break (annullata in maniera perentoria dalla Sabalenka con un chirurgico quanto potente ace esterno), ma è troppo tardi.
La tennista di Minsk chiude la partita in proprio favore col punteggio di 6-3, 6-2 dopo un’ora e diciassette minuti.
Eloquente la statistica di rendimento al servizio della Sabalenka, che ha fatto segnare l’84% dei punti conquistati con la prima palla, ed il 100% di palle break annullate. Sorprendentemente favorevole a Zheng, invece, nonostante la netta supremazia dell’avversaria, il computo dei colpi vincenti giocati (19 contro 14).
Per Sabalenka, il secondo titolo agli Australian Open, è anche il secondo titolo della carriera in un torneo del Grande Slam. E la bielorussa non sembra avere alcuna intenzione di fermarsi. La vittoria odierna riduce inoltre le distanze in classifica di quest’ultima dalla numero uno del mondo Iga Swiatek a meno di 1000 punti (segnatamente 865).
Anche per il trono di regina del circuito tennistico femminile la battaglia con la polacca vi sarà certamente una “battaglia campale” (sportivamente parlando) che durerà per l’intera stagione.