L’8 Gennaio 2025 è stata una giornata di grave lutto.
Un lutto non limitato esclusivamente al mondo del Tennis, ma esteso a quello del pugilato e del giornalismo tutto, non solamente italiano, ma internazionale.
Rino Tommasi ci ha lasciato a poche settimane dal compimento del suo 91° compleanno.
Il popolarissimo cronista sportivo veronese è stato un personaggio multidimensionale, dal multiforme talento e dalle straordinarie capacità professionali, che ha applicato in ogni campo nel quale il suo lavoro lo ha portato ad operare.
Un magistrale epitomo di serietà e competenza, messe al servizio della fruizione di lettori e telespettatori, i quali attraverso di lui hanno potuto godere di un racconto dello sport impareggiabile, qualitativamente inimitabile ed oltremodo esauriente.
Riassumerne l’ineguagliabile carriera in semplici e freddi numeri sarebbe impresa assai ardua o perfino riduttiva, per colui che per oltre sei decadi (iniziò la carriera giornalistica appena diciannovenne, nel 1953) ha raccontato agli italiani il tennis (che aveva anche giocato a livelli dilettantistici e sub-professionali in gioventù, e che lo vide quattro volte vincitore del titolo nazionale universitario) e il pugilato (del quale è stato in Italia anche uno dei principali organizzatori di incontri a cavallo tra gli anni ottanta e novanta del ventesimo secolo. Tra gli incontri da lui organizzati si ricordava il celeberrimo match tra Nino Benvenuti e Luis Rodriguez, valido per l’assegnazione del titolo mondiale dei Pesi Medi, che vide la storia affermazione dell’atleta azzurro) come nessun altro.
Ha scritto per alcune delle più importanti testate giornalistiche d’Italia, quali La Gazzetta dello Sport, Tuttosport e Repubblica, ma è dai microfoni di emittenti televisive private quali Tv-Koper Capodistria, Telepiù e Sky che è entrato nei cuori e nell’immaginario degli appassionati sportivi di questo paese, con telecronache dei più importanti tornei tennistici e dei principali incontri di pugilato nel corso di almeno tre decadi tra il 1981 e il 2010.
Impossibili da dimenticare, nell’ambito tennistico, le sue straordinarie telecronache in compagnia dell’indimenticato ed impareggiabile “scriba” Gianni Clerici, ribattezzato dallo stesso Tommasi “Dottor Divago” per stigmatizzare simpaticamente la tendenza di quest’ultimo alla divagazione rispetto al rigido attenersi alla mera cronaca di quanto stesse avvenendo.
“ComputeRINO” aveva simpaticamente replicato lo Scriba, coniando un soprannome perfetto per descrivere l’incredibile memoria del suo collega e amico, capace di ricordare i risultati di partite disputate decenni prima o tutti i record ascrivibili ad un giocatore.
“Quando non esisteva internet, internet ero io!” rispose una volta, in maniera ironica, ad un giovane collega che gli aveva chiesto come fosse lavorare in un’epoca nella quale non era ne facile ne tantomeno immediato il reperimento di informazioni biografiche o statistiche legate al mondo dello sport. Una risposta assai esplicativa, e per nulla dettata da presunzione o sicumera. Non può esservi alcun dubbio, infatti, che Rino Tommasi sia stato il miglior statistico della storia del giornalismo. Numeri e fatti messi a disposizione di telespettatori e appassionati del Tennis, al fine di dar loro un quadro più esaustivo dei temi chiavi di una partita o di un torneo tennistico, senza limitarsi esclusivamente alla descrizione di ciò che si verificava in campo. Un approccio metodologico alla telecronaca che in seguito è stato seguito o imitato da tantissimi colleghi più giovani.
E’ sempre stato un precursore Rino Tommasi.
E’ stato proprio lui, ad esempio, a coniare una serie di neologismi o modi di dire, che al giorno d’oggi appaiono “ordinari” e scontati nelle telecronache di Tennis, ma che nessuno prima di lui aveva mai utilizzato.
Mi piace ricordarne qualcuno di questi quali “ricamo” (per descrivere un tocco particolarmente efficace e raffinato, al volo o di rimbalzo), “punteggio periodico” (che poteva essere “alto”, “medio” o “basso”, per descrivere il punteggio finale di una partita con identico punteggio in ciascun parziale), dritto “anomalo” (definizione da anni ampiamente usata per descrivere un dritto giocato dalla parte sinistra con traiettoria verso destra ad uscire, comunemente definito proprio per questa ragione “inside out”), “volée agricola” (per indicare un colpo al volo eseguito con una tecnica approssimativa o colpito in maniera non proprio pulita).
E come dimenticare il mitico “circoletto rosso”, che ripeteva sempre quando voleva evidenziare un punto particolarmente spettacolare (una definizione scaturita dal suo evidenziare graficamente con l’ausilio di una penna biro rossa i punti più belli di una partita sul proprio taccuino personale).
Una menzione particolare la merita ovviamente anche il suo “personalissimo cartellino”, utilizzato nel novero delle sue telecronache dei match di pugilato, che usava per assegnare secondo il proprio giudizio il punteggio delle riprese a favore di uno dei due pugili, talvolta magari in contrasto con quello dei giudici ufficiali.
Non solamente boxe e Tennis però nella vita di Tommasi, ma anche il calcio.
Egli, infatti, è stato sempre un grande tifoso di una delle due squadre della propria città natale, l’Hellas Verona (pur non negando una certa simpatia per la squadra “rivale” dell’altra sponda dell’Adige, il Chievo Verona).
Circa il calcio diceva addirittura che fosse lo sport che conosceva meglio.
Non sappiamo se ciò corrisponda al vero.
Ciò che sappiamo con sicurezza è che Rino Tommasi è stato un vero maestro, anzi, un professore come lo definì il grande Gianni Brera.
Un professore mai saccente, ma capace di farti appassionare ad ogni sport che ti raccontava grazie alla sua educazione, al suo rigore professionale e alla sua chiarezza e sincerità di pensiero. Avrebbe senz’altro meritato anch’egli in vita l’assegnazione di una stella nella “Hall of Fame” del tennis internazionale
Alcuni dei ricordi tennistici più belli o intensi del sottoscritto sono legati proprio alla sua voce e alla straordinaria efficacia in termini descrittivi e di trasmissione emotiva delle sue telecronache.
Da molti anni si era ritirato dalla vita pubblica a causa del progressivo declino della sua salute. Al riguardo, si trovano in rete notizie contrastanti (da alcune fonti sembra avesse contratto il morbo di Parkinson, altre riferiscono invece che negli ultimi avesse combattuto con gli effetti della Malattia di Alzheimer). In ogni caso è un vero peccato che tali problemi di salute gli abbiano impedito di godere appieno del momento d’oro del tennis italiano iniziato qualche anno fa e culminato con l’avvento di Jannik Sinner al vertice della classifica mondiale.
Mi piace immaginare che sia stato già accolto “dall’altra parte” dai suoi grandi amici Gianni Clerici e Roberto Lombardi, suoi grandi compagni di memorabili telecronache tennistiche. “Non ho paura di morire.” disse una volta. “Ho paura che se muoio non saprò chi ha vinto Wimbledon quell’anno”.
Non abbiamo dubbi però che chi di dovere lassù gli riserverà un posto in prima fila per vedere e commentare il celeberrimo torneo londinese. E magari anche gli Internazionali d’Italia. E forse tutti gli altri.
Ciao Rino.
E grazie di tutto!