Nonostante alla vigilia della partita non godesse dei favori del pronostico, anzi tutt’altro, Danil Medvedev ha disputato una partita straordinaria al cospetto del numero uno del mondo Carlos Alcaraz, aggiudicandosi con merito l’accesso alla quinta finale di un torneo del Grande Slam della sua carriera, la terza a New York dopo quella persa contro Nadal nel 2019 e quella vinta contro Djokovic nel 2021.
Il giovane campione spagnolo, dal canto suo, non è stato in grado di capitalizzare la propria maggior varietà tecnico-tattica, ed ha finito per lasciarsi ingabbiare nella ragnatela di gioco di quest’ultimo. Il miglior rendimento al servizio del tennista moscovita è evidente anche dalle statistiche: 83% di punti conseguiti con la prima palla (con 10 ace a referto), contro il 69% di Alcaraz (senza alcun ace messo a segno). Lo spagnolo ha prevalso sul numero di colpi vincenti messi a segno (45 contro 38), ma ha anche commesso più errori non forzati rispetto al suo avversario (38 contro 32), e non è riuscito a concretizzare ben 8 delle 9 palle break ottenute in partita. Tali fattori, unitamente all’efficacia e alla consistenza di Medvedev in fase di risposta hanno fatto pendere la bilancia delle sorti del match in favore di quest’ultimo. 7-6, 6-1, 3-6, 6-3 il punteggio finale, dopo tre ore e ventidue minuti di gioco. Il russo, domenica, tenterà di aggiudicarsi il secondo titolo di un torneo del Grande Slam in carriera.
Ad affrontare il giocatore moscovita in finale vi sarà “il solito” Novak Djokovic.
Il campione serbo, (che in caso di vittoria del torneo, dal prossimo aggiornamento della classifica ATP potrebbe tornare al primo posto del ranking mondiale), ha dato prova di ottimo stato di forma e grande superiorità sul piano tecnico-tattico, sovrastando fin dall’inizio, ed in modo assai netto, il giovane e arrembante statunitense Ben Shelton.
Il diciannovenne mancino di Atlanta ha cercato di capitalizzare al massimo l’efficacia del proprio potente servizio, ma si è scontrato contro un autentico “muro” costituito dalla qualità della risposta del campione serbo, unita alle migliori capacità di quest’ultimo di costruzione del punto. Ciò ha permesso al giocatore di Belgrado di mostrare una netta prevalenza in termini di qualità di gioco fin dalle prime battute dell’incontro, e di aggiudicarsi la partita con il risultato finale di 6-2, 6-3, 7-6 in due ore e quarantadue minuti di gioco.
Eccellente, in ogni caso, il torneo disputato dal giovane americano, il quale va certamente ad annoverarsi quale uno dei più interessanti prospetti tennistici del tennis a stelle e strisce degli ultimi anni.
Djokovic proverà ad ottenere in finale il ventiquattresimo titolo di un torneo del Grande Slam della sua impareggiabile carriera (conseguimento che gli permetterebbe di staccare ancor di più il “lungodegente” Rafael Nadal, fermo a quota 22, e che tornerà alle competizioni ufficiali solamente nel 2024).