Straordinaria prestazione del numero uno della classifica mondiale, che non concede alcuna chance al pur ottimo Grigor Dimitrov, conquistando la sua settima affermazione su dieci finali disputate nel torneo Masters 1000 della capitale parigina.
Djokovic b. Dimitrov: 6-4, 6-3.
Gli aggettivi, gli epiteti, le espressioni di ammirazione sono totalmente superflue oramai.
Poiché, nonostante lo sport sia molto di più che una sequenza di meri e freddi dati statistici, basterebbe elencare i conseguimenti odierni ottenuti da Novak Djokovic per trasmettere al lettore la misura dell’ennesima impresa compiuta dal campione serbo.
In procinto di sfondare il muro delle 400 settimane da numero uno del mondo, il talento di Belgrado ha infatti vinto il suo quarantesimo torneo Masters 1000 in carriera, piegando con facilità superiore a quanto preventivabile alla vigilia, la resistenza di un pur ottimo Grigor Dimitrov, autore di una settimana comunque straordinaria ed in nettissima ripresa, in questa stagione, sotto il profilo del rendimento in termini di risultati conseguiti, e dell’efficacia del proprio gioco.
Sulla partita in sé non vi è molto da dire.
Anche in questo caso, infatti, le statistiche del match riflettono quello che è stato il dominio di Nole fin dai primi scambi. Con un approccio poco offensivo (solamente 15 il numero dei colpi vincenti messo a segno, in ogni caso identico a quello dell’avversario), ma improntato ad una straordinaria solidità da fondocampo, facilmente ed efficacemente esplicitata dai soli quattro errori non forzati compiuti nell’arco di tutta la partita, il campione serbo ha neutralizzato qualsiasi tentativo di incisività in risposta da parte del bulgaro, non concedendo nemmeno una palla break per l’intera durata dell’incontro (elemento facilitato da un’ottima resa del servizio, coronata da 6 ace e dall’81% di punti vinti con la prima palla). Al tennista di Belgrado sono stati sufficienti tre break (conseguiti al settimo game del primo set ed al quinto e nono game del secondo parziale) per archiviare in un’ora e trentanove minuti di gioco la finale e la conquista del titolo parigino.
Alla fine, prima della premiazione, vi è stato anche un momento di forte impatto emotivo, con le lacrime dello sfidante Dimitrov, sopraggiunte dopo la stretta di mano finale. In molti hanno pensato alla forte delusione per una sconfitta patita al termine di una prestazione nella quale il tennista di Haskovo non è riuscito ad esprimere il meglio della propria efficacia di gioco, soprattutto in fase di risposta. Oppure allo sconforto per non essere riuscito a capitalizzare quella che a 32 anni potrebbe essere stata una delle ultime occasioni per cercare di ottenere il secondo titolo Masters 1000 della carriera ed il nono titolo ATP della carriera (ricordiamo che il bulgaro non è più riuscito a vincere un torneo in singolare dalla stagione 2017, la sua migliore annata da giocatore professionista). Nella conferenza stampa post partita, tuttavia, è stato lo stesso Dimitrov a stemperare la questione, precisando come le sue fossero “lacrime di gioia” non attribuibili a fattori negativi, ma dovute probabilmente all’accumulo di tensione, fatica e stress patito nelle ultime (più che soddisfacenti) settimane nel circuito, a partire dalle trasferte in terra asiatica, pur non negando l’ovvia delusione per la sconfitta subita.
Estremamente soddisfatto invece, come facilmente immaginabile, Novak Djokovic. Il leader della classifica ATP, al suo 97° successo in un torneo ATP, ha dichiarato quali saranno gli obbiettivi prioritari per lui oltre alle ATP Finals di Torino (in programma dal 12 al 19 Novembre). Ovvero la fase finale della Coppa Davis (in programma a Malaga dal 21 al 26 Novembre), e soprattutto riuscire a concludere ancora una volta l’anno solare da numero uno della classifica mondiale.