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    ATP Finals 2023: si infrange il sogno di Sinner. Djokovic conquista il settimo titolo.

    Djokovic b. Sinner: 6-3, 6-3

    La storia non si scrive soltanto con le grandi imprese.

    Anche se può sembrare un controsenso, talvolta il conseguimento di grandi e agognati obbiettivi non è necessariamente un requisito necessario per il mantenimento nella memoria collettiva di eventi e imprese capaci di catalizzare l’interesse e il trasporto emozionale di coloro che vi assistono.

    Se tale premessa è vera (e nella storia vi sono moltissimi esempi di eventi non vittoriosi ma rimasti nell’immaginario generale e tramandati), allora la sconfitta patita nella finale dell’edizione 2023 delle ATP Finals da Jannik Sinner al termine di una settimana straordinaria non rappresenta una disfatta, e sarebbe assai ingiusto se l’esito sfavorevole, oscurasse la grandezza dell’impresa complessiva compiuta dal giovane campione altoatesino.

    Sarebbe infatti profondamente ingiusto se improvvisamente, quanto di bello e straordinario realizzato da Jannik nella meravigliosa settimana delle ATP Finals, ancora una volta organizzate in maniera impeccabile a Torino nella cornice del meraviglioso Palazzetto Olimpico (o “PalaAlpitour” in ossequio al nome commerciale relativo al principale sponsor della struttura) finisse nel dimenticatoio, a causa di una conclusione che purtroppo non ha rispecchiato i desiderata e le speranze di milioni di italiani.

    Nel corso del torneo che mette di fronte i primi otto giocatori della classifica mondiale, le imprese di Sinner non si sono limitate ai conseguimenti sportivi, sia pur rilevantissimi. Certamente non si può dimenticare la meravigliosa vittoria, nel girone di appartenenza (il “gruppo verde”, maturata ai danni del numero uno del mondo Novak Djokovic, vinta al tie break del terzo e decisivo set dopo tre ore e undici minuti di livello di gioco altissimo, coraggioso, propositivo e tatticamente impeccabile. Così come non si può non rendere il giusto apprezzamento alla profonda sportività del tennista di San Candido, il quale, nel suo terzo e ultimo incontro del proprio girone, a certezza matematica della qualificazione in semifinale già ottenuta, ha onorato profondamente la definizione stessa di “lealtà sportiva”, senza cadere in calcoli strategici che avrebbero potuto sfiorare la sua mente, e se assecondati comportare l’eliminazione del più pericoloso avversario del torneo, il summenzionato Novak Djokovic. Jannik ha rispettato il tifo e la passione del pubblico torinese che chiedeva al suo idolo una nuova vittoria, e non ha lesinato energie per battere il danese Holger Rune, negando a quest’ultimo la possibilità di qualificarsi alle semifinali del torneo, e “salvando” in questo modo il campione serbo, successivamente attestatosi come vincitore delle ATP Finals.

    Un peccato di ingenuità per molti.

    Una mancanza di malizia pagata cara.

    Ma non è affatto così!

    E’ stata una lezione di stile e di corretta condotta deontologica sportiva, non solamente nei confronti del numero uno del mondo, ma anche nei confronti del giocatore danese, suo avversario quel giorno. Lasciarlo vincere (o comunque non impegnarsi al massimo nella partita in questione) per mero calcolo sugli esiti finali del torneo sarebbe stato estremamente irrispettoso anche per quest’ultimo, e in ogni caso niente avrebbe comunque potuto assicurare con matematica certezza il raggiungimento dell’agognato obbiettivo: la conquista del prestigioso titolo.

    Ed in riferimento a tale irreprensibile condotta, lo stesso Novak Djokovic ha dato (giustamente) il proprio pubblico plauso.

    Cosa dire invece della partita in oggetto, ovvero l’atto conclusivo del torneo?

    Ben poco direi.

    Sarebbe infatti puro esercizio di retorica dilungarsi più di tanto su una partita assolutamente dominata dal tennista di Belgrado praticamente sotto ogni aspetto del gioco, al cospetto, in verità al cospetto di un Sinner apparso “frenato” dalla tensione dell’importanza della sfida e da una condizione fisica apparsa chiaramente in calo rispetto a quella assolutamente smagliante dei giorni precedenti.

    Troppo falloso Jannik, specialmente con il dritto, fondamentale con il quale è apparso meno incisivo rispetto alle precedenti partite (durante il primo set, una rilevazione della velocità media dei colpi dei due contendenti dalla parte destra ha evidenziato una differenza di quasi 20 km/h tra il dritto dell’italiano e quello del serbo in favore di quest’ultimo, una discrepanza a dir poco eccessiva, considerando l’abituale esplosività del giocatore azzurro, capace di far valere la propria potenza anche al cospetto di giocatori estremamente efficaci con entrambi i fondamentali quali il fuoriclasse di Belgrado), e in generale meno solido e preciso negli scambi da fondocampo. Ma è soprattutto con il servizio che Djokovic si è dimostrato assolutamente dominante. Il serbo ha messo in campo complessivamente il 70% di prime di servizio (nel primo parziale era arrivato addirittura all’87%), e con esse ha guadagnato il 91% dei punti, totalizzando ben 13 ace senza commettere alcun doppio fallo. Le uniche, flebili speranze di poter rientrare nella partita, ovvero le uniche due palle break ottenute da Sinner nel match, solamente al sesto gioco del secondo set, si sono infrante contro la grande qualità della battuta del suo avversario, il quale, dimostratosi ben più incisivo in fase di risposta, è stato capace di strappare il servizio all’italiano per tre volte (rispettivamente nel quarto game del primo set e nel primo e nono game del secondo parziale) chiudendo la partita in proprio favore in un’ora e quarantaquattro minuti, aggiudicandosi in tal modo la prestigiosa Coppa dei Maestri per la settima volta nella propria ineguagliabile carriera.

    Troppa pressione per Jannik. Troppa tensione. Troppa emozione. E forse, troppe (eccessive?) attese. Ma forse, aspettarsi da lui un nuovo successo sul numero uno della classifica mondiale a soli cinque giorni di distanza dal precedente sarebbe stato troppo, quantomeno in questo momento della ancor giovane carriera del tennista della provincia di Bolzano.

    Ma, come affermato in precedenza, tutto ciò non deve in alcun modo far passare in secondo piano o far cadere nel dimenticatoio quanto realizzato da Sinner in questa splendida settimana appena trascorsa. Jannik ha infatti conseguito un risultato forse ancor più importante dei comunque ragguardevoli successi conseguiti nella stagione 2023 (peraltro non ancora terminata, vista l’incombenza della fase finale della Coppa Davis, in programma a partire da domani 21 Novembre). Durante i sette straordinari giorni torinesi, infatti, tutta l’Italia ha parlato di lui, del “ragazzino”, del “nuovo fenomeno italiano” capace di sfidare e mettere sotto scacco i migliori giocatori del mondo. La copertura televisiva della RAI, sia in termini di servizi giornalistici nei vari telegiornali giornalieri, sia per quanto concerne la copertura delle partite dell’evento è stata assolutamente ampia. Ma ciò che è più importante è che praticamente chiunque, anche gli spettatori occasionali, coloro che non hanno mai preso (e forse non prenderanno mai) una racchetta in mano nel corso della loro vita, hanno parlato di Sinner, della sua storia e del suo percorso vincente.

    Se si eccettua il grande clamore (giustamente) suscitato dalla finale raggiunta a Wimbledon da Matteo Berrettini, era dai tempi del grande Adriano Panatta che non si constatava un così esteso clamore mediatico su un tennista italiano. Un giocatore percepito dal pubblico nazionale come capace di poter conseguire successi e traguardi ritenuti per tanto, troppo tempo, fuori portata rispetto alle possibilità degli esponenti del movimento tennistico nazionale. Un movimento tennistico nazionale maschile che può crescere esponenzialmente, grazie alle imprese di un giocatore come Sinner, sicuramente un “anti-personaggio” rispetto ad un giocatore molto più “mediatico” quale il sopracitato Berrettini, ma molto apprezzato dal pubblico anche per questa sua apparente semplicità e modestia caratteriale. Se, come auspicabile e oserei dire facilmente pronosticabile, la carriera del talento altoatesino continuerà a progredire fino a raggiungere i massimi vertici della classifica mondiale e i successi nei tornei più importanti (magari nei tornei del Grande Slam, nei quali il successo di un atleta italiano manca dal lontano 1976, anno del trionfo del summenzionato Adriano Panatta sui campi del Roland Garros), allora sarà l’intero panorama del tennis italiano a giovarne in termini di coinvolgimento di massa con risvolti positivi in svariati settori quali un progressivo maggior numero di iscritti nei circoli e nelle scuole tennis e l’aumento di pubblico negli eventi tennistici programmati sul territorio nazionale, con conseguente possibile creazione di nuovi eventi. E in linea generale, un rinnovato interesse generalista non potrebbe che giovare in prospettiva anche agli altri tennisti del panorama nazionale, atleti peraltro già affermati quali, tra gli altri, il precedentemente citato Berrettini, Lorenzo Musetti e Lorenzo Sonego, senza scomodare il veterano ex top ten Fabio Fognini.

    Davvero niente male per un tennis italiano maschile, che fino a tre lustri or sono, o poco più, faticava ad avere quattro giocatori tra i primi 100 tennisti della classifica ATP, ed il numero uno d’Italia a fatica rientrava nelle prime 35-40 posizioni.

    Auspichiamo pertanto a breve la nascita di tanti nuovi “Jannik Sinner”, nella speranza e nella convinzione che “l’originale” nel frattempo saprà dare ancora grandissime soddisfazioni al pubblico del nostro paese (che si tratti di appassionati, addetti ai lavori, o semplici spettatori “occasionali”).

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