“Ma tra i due chi è il numero due del mondo?”
Basterebbe questa apparentemente ingenua ma assai esaustiva domanda formulata dal commentatore tecnico Ivan Ljubicic, ex grande campione croato, vincitore del Masters 1000 di Indian Wells nel 2010 e detentore di un best ranking di numero 3 della classifica ATP, rivolta al telecronista Luca Boschetto ai microfoni di Sky Sport Tennis per descrivere meglio di qualsiasi parola o cronaca dettagliata quanto accaduto sul campo dello Stadio Centrale del Tennis di Roma.
Carlos Alcaraz, numero 2 della classifica mondiale, e numero uno “in pectore” (lo diventerà con il prossimo aggiornamento del ranking) è stato clamorosamente eliminato al terzo turno degli Internazionali d’Italia dal semi sconosciuto tennista ungherese Fabian Marozsan, classe 1999 e numero 135 del ranking mondiale. Alla vigilia della sfida, erano in molti tra i giornalisti in sala stampa ad essersi trovati in difficoltà nel documentarsi circa la carriera del ventitreenne ungherese, che è solamente il terzo giocatore del suo paese per classifica, il quale finora ha collezionato solamente due titoli vinti nel circuito Challenger, oltre ad un certo numero di competizioni minori in ambito ITF.
Tali premesse sembravano relegare ad un ruolo da mera comparsa, o per meglio dire, da vittima sacrificale, il giocatore di Szazhalombatta, un piccolo centro situato ad una trentina di chilometri da Budapest, noto in patria soprattutto per la presenza di alcune raffinerie di petrolio. E invece il destino ha riservato al giocatore ungherese un’autentica giornata di gloria.
In un’ora e quarantadue minuti di gioco, lo stupefatto pubblico del centrale di Roma ha ammirato e apprezzato un giocatore che ha espresso ottime qualità tecniche quali un servizio solido (nemmeno una palla break concessa nel primo set) e due fondamentali da fondocampo di grandissima potenza e precisione, soprattutto il dritto, con i quali ha messo il doppio dei colpi vincenti (24 contro 12) e quasi la metà degli errori non forzati di Alcaraz (13 contro 24). E sbaglierebbe di grosso chi, non avendo visto il match, potrebbe essere ragionevolmente portato a pensare che la vittoria dello sfavorito sia stata facilitata da una prestazione non all’altezza da parte del giovane campione spagnolo. Alcaraz ha giocato una più che discreta partita sul piano tecnico, cercando anche di variare la propria tattica durante il corso del match.
Vista l’estrema difficoltà nel riuscire a “sfondare” l’avversario da fondocampo, il quale si dimostrava solidissimo e al contempo abile nel trasformare le situazioni da difensive ad offensive, il giocatore di Murcia cercava, soprattutto nel secondo parziale, di adattare la propria strategia rallentando la propria spinta e tentando di indurre all’errore l’inesperto avversario.
Marozsan, tuttavia, dimostrava una solidità mentale da veterano, e dopo aver recuperato un break conseguito dallo spagnolo al settimo game che avrebbe potuto cambiare l’inerzia della partita, riusciva a portare il secondo parziale al tie break, nel quale, indietro di 4-1 nel punteggio, si dimostrava in grado di ottenere ben sei punti consecutivi grazie ad alcune straordinarie giocate offensive e di chiudere la partita in proprio favore col punteggio di 6-3, 7-6 in un’ora e quarantadue minuti di gioco, provocando la più grande sorpresa del torneo (e probabilmente della stagione).
Per il tennista ungherese, che con la qualificazione agli ottavi di finale del Masters 1000 italiano ha già conseguito un prize money equivalente all’incirca a due terzi di quanto guadagnato finora nel corso della sua intera carriera agonistica, vi sarà adesso da affrontare il numero 16 della classifica mondiale, il croato Borna Coric. Saprà riproporre lo straordinario livello di tennis mostrato contro il giovane talento spagnolo? In ogni caso, nulla cancellerà la straordinarietà della sua impresa, la quale, c’è da scommetterci, verrà a lungo ricordata dagli appassionati, sui campi del Foro Italico e non soltanto.
Massimiliano Bellanca
